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STORIA DI AVIADYP

Si hanno pochissime notizie su questa casa di giocattoli di costruzione di aerei, ed è molto difficile desumerle dai suoi prodotti (scatole, manuali, brochure) perché non riportano mai alcuna data.
Sicuramente la sua fondazione avviene dopo la seconda guerra mondiale, e ciò deriva da due osservazioni:
i disegni delle scatole e dei manuali della serie più vecchia sono firmati da Maurice Roubaud, disegnatore e pubblicitario (1925 – 2000), partigiano durante la guerra, che solo nel dopoguerra inizia la sua professione (vedi il sito http://www.luguy.com/autres/mauriceroubaud.html);
il manuale di montaggio cita i J3 (jeunes nati negli anni ’30 che durante la guerra avevano diritto alla tessera di razionamento speciale J3) sigla che dal dopoguerra sino agli anni ’50 in Francia identificava gli adolescenti.
Le prima scatole riportano i nomi di due società distributrici SOFIC e SAPEM con sede in 4, Rue de Ponthieu, traversa di Av. Matignon a Parigi; la zona e l’immobile sono di prestigio e quindi i giocattoli sicuramente non venivano fabbricati là. La prima sede della fabbrica Etablissements AVIADYP è probabilmente a Pantin (Seine) sobborgo nord-est di Parigi in 72, Rue Victor Hugo, e l’edificio esiste tuttora ed è ancora oggi utilizzato come laboratorio.

Successivamente e fino alla chiusura dell’attività AVIADYP si sposta lì vicino ad Aubervilliers, 194, Rue D. Casanova.
Mascotte della Casa è Bebè Dyp, ma la sigla Dyp non trova alcun riscontro in quelle francesi dell’epoca ed è probabile che sia la contrazione di “prototyp”, come il Bebé chiama i modelli che si possono costruire con il set (probabilmente anche per evitare il marchio Bebé Typ di Peugeot).
Nel primo periodo le scatole prodotte sono 4; la #1 che consente il montaggio di un monoplano, la #1A che associata alla #1 realizza vari monoplano anche idrovolanti; la #1B che unita alle prime due consente la costruzione di vari biplani ed infine la scatola #2 che corrisponde alla #1 più le #1A e #1B. I pezzi sono in alluminio colore argento e azzurro, molto leggeri ma ben fatti, ci sono pochissime viti e molti assemblaggi si effettuano con giunzioni a scanalatura e con assi longitudinali di serraggio. La fusoliera è composta di 5 pezzi ed è la stessa per tutti i modelli. Non è prevista l’istallazione di un motore, per cui i modelli sono totalmente statici.
Nel secondo periodo le scatole di montaggio assumono la numerazione da #1 a #4, arriva il motore a molla che muove le sole ruote e le fusoliere diventano due, ciascuna composta da due pezzi soltanto e caratterizzate rispettivamente una dalla cabina a prua e gli oblò sulle fiancate, l’altra dal cockpit al centro; dovrebbero rappresentare un aereo passeggeri ed un monoplano da caccia.
Vi sono anche i due scafi per i modelli in versione idroplano. Le fusoliere hanno un’apertura sul fondo che permette l’inserimento del motore. La scatola #3 ha il motore ed una sola fusoliera e non ha gli scafi, la #4 è completa di fusoliere scafi e motore (se non ha la M sul coperchio non contiene il motore).
Del secondo periodo in collezione vi sono le scatole di montaggio #3 nelle due varianti di fusoliera e la scatola #4.55 M (del 1955 con il motore) ed una scatola senza numero con un monoplano motorizzato e già montato.
In questa seconda fase i disegni sulle scatole e sui manuali sono firmati Louis Petit notissimo illustratore di soggetti aeronautici, attivo a cavallo della seconda guerra mondiale; sono sue centinaia di quadri, cartoline, cartelloni con aerei in volo o con scene di combattimenti aerei. Ha rappresentato quasi tutti gli aerei, principalmente da guerra, dall’inizio dell’aviazione agli anni ‘50 . Nel 1936 fu nominato pittore ufficiale del Ministero dell’Aria francese.
AVIADYP ha un clone ed è Tecnicavia L.P. di cui si hanno notizie in OSNL e che da alcune foto tratte da Ebay è molto simile alla scatola 2 della prima serie di Aviadyp. I disegni di Tecnicavia sono di Louis Petit e sul manuale spicca un Lockheed P-38 Lightning caccia bimotore della II guerra mondiale. E’ probabile che le società SOFIC e SAPEM avessero affidato ad un artigiano la realizzazione delle scatole di montaggio con il nome AVIADYP ed il Bebè Dyp come mascotte, poi con l’affermarsi del prodotto l’artigiano ha fondato la sua società Etablissements AVIADYP e si è arrivati ad una separazione, con la commercializzazione di due scatole Aviadyp e Tecnicavia. Per entrambi presta la sua opera Petit che era evidentemente negli anni ’50 una garanzia di qualità non solo tecnica ma anche commerciale vista la sua posizione nell’aviazione.
Non è documentata la sua presenza attiva nella produzione dei giocattoli anche se sono sicuramente riconducibili a lui non solo i disegni sulle scatole e manuali del secondo periodo, ma anche il modello di aereo da montare; in effetti il modello è molto realistico ed ha una linea coerente con gli aerei di quel periodo e non poteva essere frutto che di una matita di un grande disegnatore esperto di aeronautica. L’illustratore Roubaud, specializzato in fumetti, probabilmente curò solo le copertine delle confezioni con il Bebé Dyp.
Curiosamente circa 50 anni dopo il 1936 il pittore Jean-Jacques Petit (il figlio?) diviene a sua volta pittore ufficiale dell’Armata dell’Aria e pubblica numerosi libri su aerei storici della guerra e del primo dopoguerra.

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